Tanto per essere coerente con il post precedente, anche noi siamo andati a New York, in aereo e non in barca.
E non voglio scrivere delle riflessioni sull'andare non andare, senza bambini con i bambini, a chi li lasci...
E neanche delle cose che mi son piaciute (tante, alcune inaspettatamente).
Ma scrivo qui la sensazione che non voglio dimenticare: la sensazione di essere consumatrice anche del turismo.
E lo so che certi posti si potrebbero evitare, ma dopo tutte le menate sulle emissioni provocate dal viaggio e sul lasciare i nani, dopo sei ore di volo, mi sembra normale voler andare sul ponte di Brooklyn (e farsi la foto). Ma dovrei trovare normale che sul ponte non si riesca a camminare a causa della folla di turisti (che si fanno la foto)? L'unica cosa normale per me, è farsi insultare dai newyorkesi che non riescono piu a utilizzare la pista ciclabile.
NY è grande e si può passeggiare per Chelsea e Brooklyn Heights senza vedere turisti, si può andare a Ground Zero e essere circondati da gente che lavora (e andateci che il monumento del 09.11 è impressionante). Ma se volete passeggiare sulla HighLine e vedere l'empire state building, meglio essere preparati alla folla.
Dopo questo viaggio capisco l'esasperazione di chi sta perdendo la sua città a causa dei turisti (Barcellona, Venezia, Parigi, Amsterdam, Firenze, la lista è lunga ... Lyon tra poco?).
È colpa di tutti noi, ma non è inevitabile. Le città possono e dovrebbero regolare. Gli airbnb sono l'esempio estremo della deriva che può prendere il capitalismo senza regole, quando gli abitanti non riescono più a trovare un affitto decente.
E ognuno di noi si può autoregolare. Ci sono dei viaggi che sognamo da tanto e a cui sarebbe difficile rinunciare, ma dobbiamo per forza riempire tutti i fine settimana? Non sarebbe meglio pagare di più (tasse sul kerosene e sugli affitti di corta durata), viaggiare meno, ma gustarsi il viaggio fino in fondo?