lunedì 9 aprile 2018
Pareti verdi
Casa mia era bellissima. Non era dei miei, erano in affitto, ma all’epoca non cambiava niente per me (a parte il fatto che una volta ogni due mesi c’era questo viaggio che mi sembrava infinito, per andare a pagare il padrone di casa che viveva in campagna e poi ci regalava la gallina morta che mia nonna finiva di spellare in cucina con il gas prima di metterla nel forno): era casa mia ed era bellissima. C’era il salone, dove babbo stava seduto al tavolo di vetro a studiare, con i muri verdi e il divano vecchissimo che faceva divano letto. La tele era in cucina e per guardarla si stava seduti a tavola o sulle sdraio, erano due o tre, quelle da mare. E il cucinino con il camino, che non era mai acceso e ogni tanto ci cadeva giù un nido con un uccellino (che poi tentavamo di nutrire fino a quando non imparava a volare). C’erano le mattonnelle a fiori, diverse in ogni stanza, ce n’era una scheggiata, in corridoio mi pare, il corridoio larghissimo e lunghissimo (i re magi ci mettevano dalla vigilia all’epifania per attraversarlo) e la tenda in fondo per il rispostiglio. C’era la botola per andare in soffita con la scala a pioli che faceva paura, tranne quando l’hanno usata i pompieri per salire sul tetto e spegnere l’incendio del camino dei vicini di sotto, e io non avevo paura, ero a casa mia.
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